Una lunga suite ambient addormentata tra paranoia e lirismo paesaggista. Estradizioni da LFO subacqueo (perennemente teso sotto la superficie picchiettata di campanellini) introducono dialoghi confusamente sovrapposti ma dal clima cordiale, scherzoso.
Un ossimoro Lynchiano, come i suoi movimenti di macchina rallentati e alienanti che si bloccano incessantemente sul dettaglio apparentemente più inutile della scena: la quotidianità gioiosa di una voce femminile può essere pure lacerante.
Stasi frapposte a note strapazzate di una chitarra pseudo-folk anticipano lo schema canonico di acqua-pioggia-tuono-vento... Atmosfere naturalistiche che di primo acchito appaiono scontate, e invece riescono a pennellare con gusto un paesaggio complesso ed affascinante.
Traspare una poesia non comune, come se quegli istanti non assomigliassero a nient'altro. Il racconto è filtrato dalle emozioni e dai corpi, rivestendo i loop di odori e proiezioni mentali in un'estetica fatta di variazioni luminose e puro Romanticismo d'ambiente.
[Marco Verdi] |