[galleries] InverArt 2004

Padiglione d'arte giovane, Inveruno (I), 19-21.11.2004

 

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Parole di Andrea


Prima di cominciare...


La tre giorni dell’InverArt 2004 è cominciata ben prima del 19 Novembre 2004; era infatti più o meno la metà di Ottobre quando Jose mi ha gentilmente invitato a partecipare.
Sul momento ricordo di essere stato un po’ titubante perché esporre alcune delle mie fotografie in pubblico mi stuzzicava, ma non più di tanto.

L’idea per una piccola installazione sonora che riguardasse il Teddy Bear Remix Project però era proprio dietro l’angolo, ed una volta delineate le sue caratteristiche di massima non ci è voluto molto per concretizzarla.

A questo punto lancio lì due parole sul Teddy Bear Remix Project, giusto per capirci meglio: il TBRP, progetto completamente aperto, comincia a prendere forma nell’Ottobre 1999 quando nascondendomi dietro l'identità del falso duo Wolkspurz & Ramirez, decido di rendere disponibili su questo sito le musiche ed i campionamenti del brano intitolato "Teddy Bear", dando la possibilità a chiunque sia interessato di realizzarne una propria versione.

Le adesioni al progetto sono numerosissime ed al Luglio 2002, data di pubblicazione di un cofanetto in edizione limitata a sole 100 copie numerate contenente 4 CD-R e diversi gadgets, si contano 64 diverse versioni del brano originale, realizzate da musicisti provenienti dalle più disparate aree geografiche del globo.

Tutti i partecipanti ricevono gratuitamente una copia del lavoro e vengono invitati a posare con il cofanetto. Il progetto prosegue sul sito Afe dove in un’apposita area vengono esposte le immagini prodotte dai partecipanti ed ospitati tutti i remix realizzati dopo la pubblicazione del cofanetto. A tutt’oggi si contano ben 78 differenti remix ed altri sono ancora in lavorazione!

Detto questo, altre due parole sull’installazione: fissato all’interno di una speciale cornice il cofanetto del TBRP sprigiona le meravigliose note prodotte dagli oltre 70 musicisti che hanno aderito al progetto, circondato dalle loro fotografie e da tutto il materiale originariamente incluso al suo interno.

Durante l'esposizione i visitatori vengono invitati a posare insieme all'opera, cortocircuitando in questo modo il meccanismo di produzione/fruizione, nel tentativo di estendere sino allo spazio profondo l'eco di un loop che mi auguro possa essere davvero interminabile.

 

Giovedì 18 Novembre, l'allestimento

La sera di Giovedì, insieme a Patrizia, anch’essa invitata ad esporre alcune delle sue opere, mi reco in quel di Inveruno per allestire lo spazio a me riservato. All’interno il padiglione è in fermento, e non potrebbe essere altrimenti visto che il festival voluto dal Comune di Inveruno ed organizzato dalla Cooperativa Il Raccolto prevede la presenza di ben 22 artisti e 4 associazioni.

Mentre i preparativi fervono ho modo di osservare gran parte delle opere che verranno esposte. Constatata la notevole qualità delle proposte e le indubbie capacità degli autori, una vocina dentro di me comincia un po’ ad interrogarsi sul perché della mia presenza in mezzo a tanti talenti, ma viene gentilmente zittita quando alcuni membri dell’organizzazione vengono ad occuparsi delle mie sorti assegnandomi uno spazio che si affaccia sull’area destinata ai concerti dei giorni seguenti.

Resto molto colpito da questo primo contatto perché difficilmente nelle mie precedenti esperienze come musicista ho trovato altrettanta disponibilità e preparazione: qui sanno già che io sono "quello dell’orsetto" e qualcuno si ricorda persino il mio nome, conoscono le caratteristiche della mia piccola installazione, sanno che avrò bisogno di una base d’appoggio dove sistemare i vari gadgets, etc.

Ci credereste? Pare che l’idea TBRP nel suo complesso gli piaccia anche parecchio! A questo punto vado in brodo di giuggiole e la vocina rompipalle sparisce del tutto per non farsi mai più risentire.

 

Venerdì 19 Novembre, prima serata

Per tutto il pomeriggio di Venerdì su Milano imperversa un vento fortissimo. Vista la distanza che separa la città da Inveruno la butto un po’ sull’ottimismo e decido che là il vento non arriva neanche di striscio. Ovviamente non potrei sbagliarmi di più, perché quando arrivo a destinazione il padiglione dell’InverArt 2004 sembra quasi in procinto di essere trascinato via dalla furia dell’aria.

L’intensità del vento ha fatto sì che gran parte degli allestimenti preparati la sera precedente siano caduti e/o inservibili. Anche il vetro di uno dei miei quattro quadretti a corredo della cornice principale si è rotto, ma la cosa quasi non si nota, quindi poco male.

Qualcuno mi dice che nella confusione un paio di opere hanno preso il volo, ma non per colpa del vento, bensì grazie alla longa manus di qualche Arsenio Lupin dilettante. Sono cose che fanno parecchio arrabbiare, ma è risaputo che in circostanze del genere possono benissimo accadere.

Per fortuna gli stand sistemati nel padiglione di fronte all’area concerti, compreso il mio e quello di Patrizia, non hanno risentito delle repentine variazioni climatiche e possono dare bella mostra di sé, mentre gran parte dell’area espositiva viene provvisoriamente transennata per impedire al pubblico di accedervi.

Pur trovandomi tra persone molto giovani non ho alcun problema a fare nuove conoscenze. Nel giro di pochi minuti ho già fatto amicizia con Kalo, Serjo e tutto l’equipaggio dello stand dell’associazione Dirotta Sull’Arte, capitanata dai terribili pirati Jose e Silvia, che si trova strategicamente posizionato nei pressi del mio.

C’è anche Fabrizio di Corbetta a tenermi compagnia e ad occuparsi di farmi giungere un po’ di viveri facendo la spola tra il mio stand ed il bar.

Sfogliando il catalogo della manifestazione ho modo di scoprire come io sia il più vecchio del lotto espositivo e di ragionare su come, probabilmente, sia entrato in questo Padiglione d’arte giovane proprio per il rotto della cuffia. Chissà, un anno in più e magari sarebbe stato troppo tardi...

Ma non c’è tempo per lasciarsi andare a questo tipo di considerazioni, non quando i locali cominciano a riempirsi ed i visitatori sostano curiosi anche di fronte al TBRP. Sono occasioni da non perdere queste, ed è proprio in momenti come questo che devo sfoderare il mio charme migliore ed abbordare gentilmente le persone che stazionano nei paraggi spiegando cos’è ciò che stanno vedendo/ascoltando.

Non è poi così difficile e ci sono attimi in cui sono quasi convinto di aver già passato tutto il resto della mia vita a farlo. E sono tutti sorrisi ed ammiccamenti, da entrambe le parti, soltanto quando arrivo al punto cruciale, quello in cui porgo formalmente ai miei interlocutori l’invito a farsi fotografare per apparire orgogliosamente nelle prossime versioni dell’opera, che nella maggior parte dei casi mi sento come un venditore ambulante di rose il sabato sera.

Tanti non ne vogliono affatto sapere, alcuni non si sentono pronti ad un passo tanto grande, altri ridacchiano e indietreggiano, altri ancora già si sentono strappare l’anima al solo pensiero, qualcuno rinvia a più tardi, etc.

Ma tra le decine di persone invitate a posare qualcuna accetta di buon grado e, sarà un caso, quasi sempre si tratta di quei visitatori che spontaneamente hanno chiesto maggiori dettagli ed informazioni riguardo a quanto stanno ammirando.

Persone aperte e/o curiose, insomma: qualcuno và a chiamare l’amico o la fidanzata, ci sono persino momenti in cui si formano piccoli capannelli di persone di fronte allo stand; alcuni lasciano un indirizzo per ricevere via e-mail la propria fotografia e per essere aggiornati sul progetto, altri addirittura dichiarano apertamente la propria intenzione a partecipare al progetto con un remix! Tra questi come non ricordare almeno il mitico Gammon di MotherFuckArt che a soli due giorni dalla fine del festival manterrà la promessa: un grande!

I Tre Allegri Ragazzi Morti cominciano a suonare verso le 22:30; fino ad ora non ho mai avuto occasione di vederli dal vivo ne tantomeno di ascoltarli su disco. Non mi sembrano per niente male anche se al momento si limitano a fare da sottofondo alle amabili conversazioni che continuo ad avere con le persone conosciute qui e con alcuni dei visitatori.

Alcuni brani però riescono a conquistare la mia attenzione, purtroppo non ne conosco i titoli ad eccezione di "Bella Italia", il cui testo è riportato anche sulle pagine del catalogo della manifestazione.

Di questa serata ricordo anche con molto piacere l’incontro con Dedè di Saronno, grande fan dei Tre Allegri Ragazzi Morti e primo visitatore in assoluto a farsi ritrarre insieme al TBRP: un esempio per tutti!

 

Sabato 20 Novembre, seconda serata

Sabato riesco a coinvolgere nell’avventura inverunese anche il mio amico Elephant Zyclus ed insieme arriviamo in loco proprio verso l’ora di cena. Per il momento il padiglione è ancora semivuoto, quindi dopo aver dato una sistemata al mio stand ed aver salutato gli amici di Dirotta Sull’Arte ed i membri dell’organizzazione, ci accomodiamo ad un tavolo per rifocillarci e riacquistare l’armonia perduta riempiendo la pancia.

Più in là durante la serata il pubblico verrà allietato dalle note delle Reggae Boom Band, gruppo in cui fino a qualche tempo fa alle tastiere militava Paolo, una mia conoscenza vigevanese che ora si è trasferita in quel di Bologna.

Vista l’ottima atmosfera che pervade queste giornate, decido di avvicinarmi al palco per presentarmi alla band e scambiare quattro chiacchiere con loro, forte anche della reciproca amicizia con l’ex tastierista. Beh, i membri della band sembra quasi facciano fatica a darmi retta, un paio di loro non mi cagano neanche di striscio mentre un altro si congeda da me dopo un paio di rapide battute.

Ragazzi, forse non starebbe a me dirlo, ma visto che suonando musica reggae in qualche modo vi siete fatti portavoce di un certo tipo di cultura, credo dovreste avere un atteggiamento un po’ più aperto e disponibile nei confronti di chi si avvicina a voi cercando un minimo di comunicazione, altrimenti che senso ha inneggiare a "Peace and good vibrations!"? O no?

Ma vediamo un po’, a parte queste disgressioni su come dovrebbe comportarsi in pubblico una reggae band, la serata mi pare sia andata più o meno come la precedente, tra una battuta e l’altra con Kalo, un Moods e una foto di gruppo, un sorso d’acqua e un cono di spumiglia è scivolata via in allegria quasi come una semplice fotocopia.

Mi astengo dal commentare il concerto di quei gran simpaticoni della Reggae Boom Band perché non vorrei che si pensasse che tra noi c’è qualche problemino di natura personale, limitandomi semplicemente ad un politically correct "non è il mio genere".

Ripensandoci bene però, una differenza nemmeno troppo sottile tra la serata di ieri e quella di oggi c’è: il pubblico. Quello del Venerdì sembrava nel complesso più attento e curioso. Esteticamente dava anche l’impressione di collegarsi per la maggiore ai frequentatori delle situazioni più alternative in circolazione.

Stasera invece mi sembra di vedere parecchie persone uscite di casa senza una vera motivazione, forse giusto perchè è Sabato e bisogna approfittarne. Si nota anche un certo sfoggio di mise più eleganti, ma l’eleganza non credo sia necessariamente un male se accompagnata al buon gusto, elemento di cui non ho notato la mancanza questa sera. OK, la mia imitazione di Rosanna Cancellieri termina qui.

Nonostante il vento purificatore di Venerdì, su Milano ed hinterland incombe ancora il blocco del traffico domenicale. Per questo motivo una volta rientrato in città a tarda notte parcheggio l’auto proprio all’imbocco della tangenziale, in modo da poterla utilizzare il giorno dopo per raggiungere Inveruno scavalcando i posti di blocco che sicuramente incontrerei muovendomi da casa.

Il mio amico Elephant giunge tosto a recuperarmi con la sua macchina ed insieme si finisce la serata con una bella pizza all’abruzzese. I peperoni verdi alle quattro di mattina restano sempre uno dei motivi per cui vale la pena vivere, anche se un tempo non sono entrati nemmeno nella Top 100 della classifica di Cuore.

 

Domenica 21 Novembre, ultima giornata

Domenica ho bisogno di dormire un po’, sono veramente stanco. Anche se non arriverò a destinazione entro le 15:00 credo che il mondo continuerà a girare lo stesso, magari anche meglio...

Sì, perché a differenza delle giornate precedenti, il cui programma si è svolto a partire dalle 20:00 circa, oggi è previsto anche uno spettacolo pomeridiano per bambini presentato dalla compagnia della Banda del Cigno, specializzata nel genere.

Quando verso le 15:00 esco di casa, grazie al blocco del traffico Milano è oltremodo silenziosa, quasi straniante nella sua calma oserei dire. Sembra di stare in campagna e gli unici rumori che si percepiscono chiaramente sono il vociare delle persone a spasso e le ruote delle biciclette che si riappropriano delle strade.

Mentre con l'autobus mi dirigo a recuperare la macchina, dal finestrino osservo le auto ferme ai numerosi posti di blocco e proprio non posso fare a meno di chiedermi se tutta questa gente ha soldi da buttare regalandoli al Comune in modo così stupido.

Dopo aver percorso diversi chilometri in tangenziale ed aver proseguito sulla Milano-Novara, poco prima delle 16:00 arrivo nella piazza dove è stato ricavato il parcheggio per i visitatori dell’InverArt 2004.

Con mia enorme sorpresa noto come ci sia il tutto esaurito, sia nella piazza che nelle vie adiacenti. E’ incredibile, così ad occhio sembra che le auto parcheggiate siano almeno il quadruplo di quelle viste nelle serate precedenti!

"Ecco, così impari ad arrivare in ritardo!" penso tra me e me mentre mi dirigo verso i campi alla ricerca di un posto-auto. Soltanto una volta sceso dalla macchina ed incamminatomi a ritroso verso i padiglioni del festival mi accorgo di essere a pochi metri dal campo di calcio dove in quel momento sta giocando la squadra locale. Ecco spiegato il motivo di tante auto lì intorno, altro che "amore per l’arte" e spettacoli per bambini, di calcio si tratta!

Poco più tardi ho modo di scoprire come l’U.S. Inveruno sia la capolista nel proprio girone e che in quel momento stia giocando con il Cusago Calcio, la seconda squadra in classifica. Il classico incontro al vertice, insomma.

Al mio ingresso noto comparire un vistoso sorriso sulle labbra degli amici che ho conosciuto in questi giorni: probabilmente visto l’orario ed il blocco del traffico mi davano già per disperso. Riesco a rimontare il mio stand giusto pochi secondi prima che cominci lo spettacolo pomeridiano.

La Banda del Cigno propone un proprio allestimento di Peter Pan. Non so perché, ma gli spettacoli per bambini hanno un fascino particolare su di me ed anche se in questa circostanza non sono in grado di prestare la dovuta attenzione, rimango colpito molto favorevolmente dalla parte di rappresentazione a cui riesco ad assistere.

Sì, perché ormai sono quasi le 17:00, io non ho ancora mangiato nulla e nel mio pancino hanno cominciato a farsi sentire le scimmie urlatrici. Visto che la cucina interna non aprirà prima della fine dello spettacolo, insieme a Jose mi dirigo verso un pub sito nel centro cittadino dove ho modo di ridurre le scimmiette a più miti consigli.

Dal momento che nel primo pomeriggio qualche sant’uomo ha già pensato di appropinquarsi indebitamente di uno dei dischetti del TBRP, prima di allontanarci il mitico Serjo viene incaricato di vigilare sul mio stand.

Mentre siamo ancora al pub, lo stesso Serjo ci invia un messaggio in cui annuncia di non essere più in grado di tenere a bada i bambini che si stanno rimpinzando dei dolcetti presi dal cestone del TBRP, e soprattutto le mamme che con estrema non-chalance sono già state sorprese in diverse occasioni ad infilare nella borsetta alcuni degli orsettini di peluche. Eh, le mamme son sempre le mamme!

E’ un vero peccato aver perso l’occasione di fotografare quell’esercito di bambini alle prese con il TBRP... E dire che sarebbe bastato portare da casa un bel pacchetto di grissini per unire l’utile al dilettevole e non dovermi allontanare dallo stand, ma purtroppo è in un altro modo che le cose sono andate, ed al nostro ritorno di bambini nel padiglione ne sono rimasti ben pochi.

All’improvviso vicino alla zona concerti viene allestito un nuovo stand fuori programma: i tifosi dell’U.S. Inveruno, che nel frattempo ha vinto per 3 a 1 contro il Cusago portandosi a dieci punti di distacco dalla più diretta inseguitrice consolidando la propria posizione al vertice del girone, hanno infatti appeso i loro lunghi striscioni giallo-blu e si sono accomodati in gran numero in mezzo al pubblico del festival intonando canti e slogan dedicati alla loro squadra.

Un centinaio di ultras di provincia urlanti erano probabilmente l’ultima cosa che avrei voluto vedere all’interno del padiglione e non sono certo l’unico a pensarla così. Ma come saggiamente ci fa notare Francesco, i tifosi sono a casa loro e sono pure in tanti, quindi che ci si può fare? Nulla, direi, ed in virtù di questo ci limitiamo a confidarci i nostri improperi a vicenda, tenendo basso il volume delle voci e attendendo impazientemente la cena.

Del folto gruppo degli ultras fa parte anche un ragazzo Down, che sento chiamare Bubba. Ho sempre avuto un debole per i Bubba, sin da quando da bambino guardavo in TV il telefilm comico Sanford & Son. I tifosi fanno tutti indistamente un gran casino, ma se c’è una voce che sento ben chiara sopra tutte le altre, beh, quella è proprio la sua!

Durante la cena Silvia mi fa notare come io mi sia un po’ spento e non ha tutti i torti, sarà quel sarà, ma queste tre giornate mi hanno sì divertito, ma anche stancato parecchio fisicamente.

Terminata la cena, insieme a Kalo, Serjo e Jose ci prodighiamo nel tentativo di vendere qualche catalogo della mostra, ma ormai pare che le persone interessate già l’abbiano acquistato, mentre tutti gli altri sembrano più propensi ad investire il proprio denaro al bancone del bar.

Prima che la serata volga al termine decido che è arrivato il momento di scattare un po’ di fotografie che restituiscano un minimo l’ambientazione e l’atmosfera di queste giornate. So già che probabilmente non ci riuscirò, ma vale sempre la pena tentare.

La D-Lay Band comincia a suonare poco le 22:00. Non ho mai ben compreso il motivo per cui abili strumentisti e cantanti decidano di unire le proprie forze formando una cover-band e credo che proprio non mi entrerà mai in testa. Piuttosto che eseguire bene brani di artisti famosi ho sempre creduto che sia mille volte meglio realizzare e proporre i propri, anche se meno riusciti o trascinanti.

Detto questo, la D-Lay Band non è per niente male, oltre ad offrire una piacevole presenza la cantante ha una gran bella voce e suona anche la chitarra. Il genere proposto è il classico rock di stampo cantautorale che in alcuni momenti vira un po’ verso l’hard senza perdere l’occasione di regalare alcuni momenti più "lenti". Insomma, anche senza citare Aerosmith, Vasco Rossi e Cranberries credo che ci siamo capiti, giusto?

La mezzanotte arriva, e con essa il momento di smontare il mio stand e salutare tutti. In questi tre giorni mi sono trovato ottimamente tra persone più giovani e mi sono divertito davvero un sacco. Ho riscoperto in me una grossa capacità di socializzare che non credevo certo persa ma che forse aveva un pochino bisogno di essere messa alla prova in un ambiente che mi offriva solo il buon Jose e poco altro come punto di riferimento.

Nel complesso ho trovato la manifestazione ben riuscita e sono molto contento di averne fatto parte. Al di là delle opinioni che ho espresso sui gruppi musicali che si sono esibiti nel corso delle tre serate e sullo spettacolo della Domenica pomeriggio, vorrei soltanto aggiungere che ho apprezzato molto il lavoro di tutti gli artisti che hanno partecipato ad InverArt 2004.

Le mie personali preferenze vanno, senza alcun ordine particolare se non quello alfabetico, alle ceramiche di Davide Frattini, alle acqueforti di Linda Grittini, alle opere calligrafiche di Patrizia Oliva, agli autoritratti di Marco Paganini, alle tele di Anna Parini ed ai quadri del meno giovane Giancarlo Colli.

Ringrazio nuovamente le persone con cui ho condiviso questa esperienza ed i membri dell’organizzazione tutta, in particolare Jose e Francesco Oppi.

L'installazione sonora del Teddy Bear Remix Project non avrebbe potuto essere realizzata senza il prezioso aiuto tecnico di Nicola Candian e la paziente assistenza di Gabriele Marconi, quindi a loro và giustamente un grazie enorme.

A quel poveraccio che si è imboscato uno dei miei dischi esposti auguro che il deck del lettore gli resti incastrato costringendolo all’ascolto perenne del dischetto in questione o, in alternativa, all’acquisto di un nuovo apparecchio.

(8-) Andrea, 24 Novembre 2004