[reviews] afe122cd
scum from the sun: scum from the sun

 
shapeless zine []
webzine, italy, july 2009

Suoni dilatati, spaziali, freddi e ipnotici: questo è il mondo degli Scum From The Sun, band brianzola nata dall'unione di Cash (sintetizzatori, suoni manipolati) e Black Mikey (basso), che pur operando in altre realtà musicali, hanno deciso di dare sfogo alla loro creatività in questo nuovo progetto.

Come potete immaginare, quindi, sono proprio questi strumenti i cardini portanti di tutta l'opera: da una parte abbiamo l'universo creato dai sintetizzatori e dalle onde sonore manipolate con perizia da Cash, mentre dall'altra abbiamo l'aspetto ritmico dato dal basso distorto di Black Mikey: l'etereo e l'inconsistente che si incontrano con la concretezza della materia.

Il risultato di questa formula alchemica è un album di soli quattro pezzi strumentali, che però raggiunge la ragguardevole durata di quaranta minuti, vista la lunghezza elevata delle singole composizioni.

Si parte con "La caduta prima del distacco" e subito possiamo iniziare a dare le coordinate sonore del gruppo: il pezzo si apre con suoni gravi e cupi che sembrano provenire dalla tradizione ambient, ma presto i suoni iniziano a sommarsi; il basso guida la melodia con un incedere roccioso e lento, quasi trascinandosi nota dopo nota, mentre un pulsare ritmico segna il tempo, lento, sempre uguale per tutta la durata del brano.

Su questo incedere si costruisce l'intera struttura musicale, che sommando piccole variazioni, si risveglia piano piano dal torpore, incalzando sempre di più l'ascoltatore. Una pregevole composizione che, appunto, richiama l'ambient, ma senza alcun dubbio anche il post rock, il post metal fino alla lentezza del doom.

Si continua con "Caput corvi" e qui l'inizio è ancora più triste e malinconico. Un arpeggio di basso crea una ambientazione mesta e funerea, con poche note dosate e lasciate a vibrare nell'aria; poi, come per il precedente episodio, anche qui i vari elementi vanno a sommarsi, ma contrariamente a "La caduta prima del distacco", qui non si trova quell'atmosfera quasi minacciosa, ma delle note avvolgenti che parlano di solitudine e oscurità.

Sono gli stessi Scum From The Sun, che nelle note biografiche chiarificano il loro viaggio musicale, descrivendo appunto questo brano come un viaggio attraverso gli inferi in seguito alla caduta e al distacco dalla materia.

Se a farla da padrone in "Caput corvi" sono la solitudine e il vuoto, completamente diversa è "Eris", il cui nome viene dalla dea greca della discordia e che, quindi, è il brano dedicato al caos e al conflitto. Questo è il pezzo più legato alla manipolazione sonora pura e all'ambient, un crescendo di stimolazioni acustiche che crescono, si confondono e sembrano, appunto, ricreare il caos primordiale; preludio di una rinascita che avviene poi ne "Il sorriso della Regina Bianca e il sonno del Re Rosso".

Qui i synth e il basso riprendono vita e portano a compimento la rinascita e l'elevazione spirituale dopo il viaggio tenebroso affrontato finora. La musica segue questo filo logico riscoprendo un incedere più veloce e intenso; sul finale, poi, i sintetizzatori ci regalano note più dilatate, liquide ed eteree, quasi a descrivere il raggiungimento di una pace spirituale in seguito a questa metamorfosi verso uno stato superiore.

Insomma, il viaggio degli Scum From The Sun è affascinante, ma non certo semplice: ci vuole una certa predisposizione al genere e la voglia di addentrarsi all'interno di un mondo sonoro che molta gente accantonerebbe semplicemente nell'universo dei rumori senza senso. Non posso dire di essere stato totalmente rapito nemmeno io dall'opera di questo duo, nel senso che ci sono dei momenti in cui ho avvertito una certa stanchezza, soprattutto nella prima parte dell'ultimo brano e in certi passaggi di "Eris", troppo legata all'ambient più abusato. Nonostante questo, però, ritengo questo CD un'opera meritevole e spero che questo progetto possa continuare il suo viaggio sonoro al più presto.

[Danny Boodman]

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