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mark hamn: je déchire l'ongle aux criminels

 
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webzine, italy, august 2007

Mark Hamn - nome d'arte per il pugliese Francesco Giannico - e questo suo primo album (almeno in formato solido) sono la prova non solo che si può fare sperimentazione anche dalle nostre parti, ma che addirittura qualcuno la fa' per davvero; perchè sebbene non porti il timbro Kranky o Touch, e sebbene non stiamo parlando di Fennesz o Stars of the Lid, le otto tracce di "Je déchire l'ongle aux criminels" posseggono un impatto davvero notevole e inaspettato, e per questo meritano pari onori.

Naturalmente l'idea è quello di giudicare la musica in quanto tale, eppure non è del tutto errato fare un opera di contestualizzazione attorno al messaggio musicale stesso. Forse è questa solo una prova che il sentimento musicale italiano si sta sprovincializzando!?

La cosa ancora più paradossale sapendo che probabilmente il povero Francesco, vivendo nella sua Lecce, non ha mai avuto contatto 'diretto' con fermenti di sperimentazione artistica tipici delle grandi città. Ma è la musica di Mark Hamn a sconfinare ben oltre, a partire già dal titolo dell'opera, come dei singoli pezzi, in francese: così ci sono le sbavature analogiche da elettronica berlinese ('Les justes'), come il post-rock abissale di Labradford ('Le besoin de la réflexion'), come il suono glaciale di un piano appeso sull'infinito ('La charnière du temps').

Più di tutto c'è un tocco morbido, un ridimensionamento sensibile dei passi drone-istici che abbiamo apprezzato anche nei dischi dei Port-Royal (altro esempio di sperimentazione nostrana ma degna di sconfinare). Mark/Francesco e il suo ambient dalle larghe pennellate, costruite su chitarra processata e altri ingredienti minimali, è sicuramente un ottimo e coraggioso lavoro di ricerca verso una dimensione musicale poco incoraggiata dalle nostre parti.

[Andrea Firrincieli]

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