L'oscurità è un cuore nero pulsante. Umidità e calore, un tunnel sotterraneo in un cimitero abbandonato, microfoni aperti a captare movimentazioni rispettose.
Anofele (progetto solista di Adriano Scerna dei Kar) e Logoplasm (Paolo Ippoliti e Laura Lovreglio) raccolgono e riorganizzano il battito primordiale del luogo, stridori pietrosi e sospiri affannosi compresi.
Tre tracce. Anofele apre con cipiglio naturalista carico di ellissi sonore, lo spazio acquista definizione e profondità looppando su se stesso, rabbrividente slancio neurale che la parola non concepisce; è il corpo che risponde alle sollecitazioni. Sentore di lingue sconosciute nel loro operato.
L'originale registrazione di campo separa i due gruppi reclamando a viva voce il proprio spazio, collezione severa e preziosa di telluriche zone d'ombra e più riflessivi attimi di introspettivo, terroso; silenzio. Un'invocazione/evocazione muta e fiera.
A Logoplasm s'affida la chiusura. Un cupo antro rituale appena sfiorato da un'impercettibile soffio elettronico; esatta definizione di suono scosso da brividi. Sintesi preziosa, fluttuante groviglio emozionale. Bolla gassosa sospesa a mezza altezza fra industrial e cut up acusmatico, possibile (immaginaria) sintesi di un incontro/scontro fra Zoviet France, Toshiya Tsunoda e Coil.
In poche parole, ottimo.
[Marco Carcasi] |