[reviews] afe049cd
gerstein: here comes sickness

 
kronic.it []
webzine, italy, november 2003

Si avvicina il ventesimo anniversario della creatura di Maurizio Pustianaz ed ecco uscire questa raccolta ricca di inediti che analizza l'evoluzione stilistica di un progetto legato alle radici della cultura industriale italiana.

Nato nel 1984 e giunto fino ad oggi attraverso un percorso spesso inafferabile e difficile da seguire, Gerstein propone in "Here Comes Sickness" uno spaccato di cosa sia stato a cavallo tra gli anni '90 e di cosa potrebbe essere in futuro. Quindici brani, di cui dieci inediti, e i rimanenti cinque recuperati da produzioni praticamente introvabili.

Il primo blocco è datato 1990-1992, mette insieme i pezzi estratti dal tape "A Kindly Method of Living" e rarità dell'epoca; il suono è una electro-wave caratterizzata da una ritmica secca, che sembra quasi un metronomo, su cui si appoggia una struttura rock industriale con predominanza del basso e arricchita da una voce che esprime disagio esistenziale e freddo isolazionismo.

Molto belli i pezzi, sia quelli più vicini alla struttura rock, "Dust" o "Bright Light, Bright Life", sia i brani più melodici, "Warmth" e "Frozen", dove si nota la capacità di costruire melodie profonde amalgamando suoni di derivazione industriale e fraseggi più classici.

Stacco temporale e si passa al Gerstein targato 1999-2001. Il sound è cambiato, la ritmica è meno fredda, quasi scompaiono il cantato e le strutture rock per dare maggiore spazio a umori minimali vicini all'ambient.

Molto bella "Rise" con un finale che dimostra ancora una volta la cura e l'abilità nel tessere i suoni che c'è dietro al progetto. Resta una forte traccia di wave in "How I Feel" che dovrebbe rappresentare quello che sarà in futuro il suono di Gerstein.

"Here Comes Sickness" è una retrospettiva azzeccata e meritata, che mostra le facce di un progetto musicale in grado di oltrepassare gli anni senza perdere in valore; in attesa di un eventuale ritorno questa raccolta può veramente soddisfare i palati più ricercati.

[Federico Tozzi]

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