[galleries] Differenti sensazioni XVI / Ibridi

Ex Fabbrica Boglietti, Biella (I), 05.10.2003

 

Cliccate sui thumbs a lato per visualizzare le immagini in questo frame. / Click on the thumbs to view bigger images in this frame. Sorry, italian only...

Parole di Hue


Un particolare momento: There is no Point in Life


Non so che ore siano. So solo che il derby è finito e che il Milan deve avere vinto, perché mio zio mi ha spedito un sms esultante.

E' buio, piuttosto buio, con l'eccezione di poche candele bianche che illuminano dal basso i volti amici dei due musicisti, e c'è uno schermo che trasmette onde blu e linee rosse diagonali in lento movimento.

Note di pianoforte, probabilmente improvvisate con una maestria emotiva che non riesco a ricondurre a nulla di conosciuto nel campo dei miei ascolti musicali, ma che riesce invece ad incontrare qualcosa di molto doloroso che ho nascosto dentro di me sotto strati di coperte impolverate.

Assieme agli strofinii secchi ed asciutti, e ad un gocciolante suono forse sintetico, i tasti del pianoforte suonato chissà dove, chissà quando e da chissà chi, mi aprono e cercano in tutti i modi di ricordarmi che non sono felice, e che non ha senso cercare con ogni mezzo di esserlo, come arditamente mi arrangio a fare da troppo tempo.

E quando mi sembra di dover decidere di rinunciare, di potermi adagiare per sempre ed accettare una vita a metà, quel pianoforte scompare, e sopraffatto dai grani di un intenso suono elettronico comincia a farsi dimenticare, come sempre è accaduto - e non è difficile scordare quelle sequenze poco armoniche, non orecchiabili, suonate come si può trascinare una rete bucata piena di sassi.

E' così che deve andare: bisogna di nuovo dimenticarsi di avere una vita a metà, che quell'altro cinquanta per cento è difficile da conquistare anche passo passo, a decimali nascosti dietro virgole, uno alla volta, come i grani scomposti che si riorganizzano secondo le formule sconosciute ma intuibili del finale di quella musica elettronica.

Le immagini sullo schermo adesso sembrano tutto quello che posso vedere e percepire con ciò che non è udito, alla mia sinistra c'é Domenico ma non esiste più, a destra il vuoto, i musicisti sono ora nascosti sotto i loro tavoli, dietro le proprie scatole, come se volessero rispettare il silenzio visivo che gli spettatori necessitano in quell'ultimo lungo istante del concerto.

Finito.

Anche io, adesso mi ricordo, sono finito.


Prima: About Buildings and Food


Come sempre indeciso fino all'ultimo quantomeno sull'orario in cui partire, dopo una notte sciolta nell'EN per non avere problemi d'insonnia, mi alzo alle 11:00 e confidando nelle focose prestazioni della mia Uno esco alle 12:00 nella speranza di coprire il tragitto in un'ora e mezza.

Cosa che incredibilmente mi riesce nonostante una pioggia a scrosci, un vento pazzesco che scaraventa rami in prima corsia (giuro!) e un miserabile coglione che al casallo riesce a combinare un casino tale da far attendere la mia fila (quella fortunata, sì) per 20 minuti, periodo nel quale forse riesco a battere il record di bestemmie ottenuto da Fhievel mentre il suo laptop si riavviava durante il live di Pavia.

Dopo essermi semi-smarrito in quel di Candelo nel tentativo di trovare la casetta del suddetto Fhievel ecco che finalmente vedo comparire la Stilo di Andrea Marutti e del navigatore Sigurtà, che si perdono ulteriormente.

Alle due meno un quarto eccoci nel loft omo-newyorkese di Luca Bergero, una casetta molto chiara, minimale, fatta di pochi elementi geometrici e moderni. Come la sua musica: mancano solo i vetri di carta.

Baci e abbracci con i Logoplasm che non vedo da quest'estate, tutti e tre un po' mogi e stanchi, ma sufficientemente in forma per preparare una delle loro paste, le cui caratterstiche sono sempre:

- niente sugo di pomodoro;
- almeno sei ingredienti diversi;
- spezie di ogni dove;
- una quantità esorbitante di pasta (mediamente 170 grammi a persona).

Io mi ingozzo come un suino anche di uova, formaggio e birra, si parla di Dis.Lab e del forum, poi finalmente attacco a scambiare associazioni verbali assurde con Super-Sigurt e mi sento a casa.


Pomeriggio: Lazing on a Sunday Afternoon


Eccoci al capannone dove si terrà l'happening della sera: un posto immenso, pare appartenga alla Banca Sella ma dentro ha più le caratteristiche di un centro sociale (le strane contraddizioni degli eventi culturali).

Fremono i preparativi per la performance danzante di Gabriella Cerritelli e così per gli iXemiani non è facile trovare attenzione dai tecnici presenti per le questioni logistiche. A tutto questo si aggiungono le atroci urla delle ragazzine che fanno le prove per lo spettacolo teatrale che precederà i concerti, al quale Fhievel non vede l'ora di assistere, amando profondamente il teatro contemporaneo e gli strilli acuti, tanto che gli tremano le mani dal nervoso.

Io vago come i vecchietti che si fissano a guardare i lavori in corso, e così, chino con le mani in tasca o dietro la schiena, faccio domande idiote tipo: "Ma è una scheda audio quella?"; "La piastrella la usate per suonare?"; "Hai portato molti CD per il set?"; "Morde il cane?".



Sera: Stomped by Screaming Girls



Gabriella Cerritelli


Non fa per me. La danza moderna non fa per me. Il corpo usato in questo modo non fa per me.

Detto questo, mi scuso pubblicamente per l'ennesima uggiolata che combino andando al cesso e tirando lo sciacquone durante il momento di maggior silenzio e pathos dello spettacolo, e ritrovandomi con gli occhi degli astanti puntati addosso mentre ignaro e basito mi rendo conto che lo scroscio si sente per tutto il salone.

Come Peter Sellers in Hollywood Party mi inchiodo alla porta (ovviamente priva di maniglia e impossibile da chiudere) nel tentativo di filtrare qualche frequenza dello sciaquone più lungo (circa 2'35'') che abbia mai sperimentato.

Un'ora dopo il sadico Domenico, da poco arrivato con nostro gaudio, mi presenterà l'affascinante ballerina, ed io avrò l'accortezza di diventare grande come una pulce e nascondermi tra il pelo di Kira.


Fhievel / Horiko


Suoni più cupi del solito... forse so anche perché... Di norma le performance live di Luca erano contraddistinte da passaggi graduali da stati di ordine poco percettibile fatti di suoni taglienti, brevi e rarefatti, a stati invece più rilassati, con la comparsa di drones e note allungate.

Qui invece, oltre che notarsi un cambiamento di apparecchiature (un Mac che sostituisce il Dell) e l'aggiunta di microfoni a contatto collegati a latte e scatole di cartone, balza all'orecchio una maggiore durezza e cupezza del suono, che legato allo splendido video in bianco e nero di Davide Horiko, dà un senso di tetraggine al tutto. Il tutto sembra comunque come sempre calcolato al millimetro ed al decibel, nessuna frequenza sfugge a Luca.

Per certi aspetti più elaborato e complesso rispetto alle cose più vecchie, ma più sofferto. Forse so anche il perché.


Luca Sigurtà / Luca Sigurtà


Nel tentativo di avvicinarsi alla Trinità, Sigurtà comincia con lo sdoppiarsi realizzando anche il video che accompagna le sue fatiche sonore. Si tratta di una sovrapposizione di un vecchio film di fantascienza con un soft-core.

Le associazioni che si creano nel montaggio casuale sono incredibili, e rendono la fruizione del concerto un'esperienza faticosa.

Così come già in altri casi (con Fhievel+Horiko ad esempio) nel cervello si mischiano gli impulsi dal nervo ottico e da quello uditivo, cercando dentro di sè le corrispondenze di senso che il caso e la volontà artistica vanno a creare, ma qui i punti sono tre: da una parte i suoni e dall'altra l'intrecciarsi dei due filmati.

A tutto ciò si aggiunge la mobilità fisica di Luca che sul finale per suonare una chitarra preparata e una rete metallica amplificata si alza, così che l'occhio passa sui suoi movimenti.

Dico la verità: vorrei rivederlo per poter dire altro. L'impressione generale è ottima, tutto minimale e mai fuori posto, l'enfasi è la cosa più lontana che si possa immaginare, ma tutto resta troppo complesso forse per una testolina di cazzo come la mia.

Logoplasm / Manuele Cecconello

Non ho altro da dire se non quel che avete già letto.

Posso solo aggiungere che le immagini di Manuele a tratti si incontrano molto bene con i suoni dei Logoplasm, e nello scorrere generale hanno flussi che scorrorno con piacevole parallelismo, ma la musica di Paolo e Laura, a differenza di quella di altri, è fatta a tratti di grossi salti di intensità, che secondo me dovrebbero trovare una corrispondenza nelle immagini da parte dello spettatore.

In ogni caso, l'effetto globale è a tratti immenso.


Afeman DJ set


Per fortuna Andrea alleggerisce l'atmosfera del mio sistema nervoso con un po' di ritmi e qualche melodia.

Il repertorio spazia da cose strettamente Afe (Leeza, Kabal, Kluster Cold, etc.) a roba in arrivo (lo straordinario Digital Butter) e altra roba di amici presenti (guarda un po' ci sono i mitici Sparkle in Grey remixati dagli Ether!), con chiusura rilassante e un po' kraut-rock dei De Fabriek.

Ci voleva.


Notte: I Loose the Will to Want More


Alla fine decido che è meglio se me ne torno a casa. L'ipotesi di dormire lì mi vede condividere un letto con Andrea o stare in un posto imprecisato con altre 20 persone, poi sto cominciando a tendermi, così recupero spazzolino e PC portatile dalla casa di Fhievel e alle 2:30 mi richiudo nella calda Uno.

Dopo pochi chilometri mi rendo conto che la stanchezza è maggiore di quella che pensavo, e così le tante lucine dei vari lavori in corso sulla Torino-Milano di volta in volta si presentano sotto forma di diverse e dinamiche allucinazioni che mi vengono incontro, tanto che la mia velocità continua ad oscillare tra i 130 e i 50 all'ora, con Siouxie che mi strilla nelle orecchie.

Alla fine mi butto sulla radio per salvarmi, ma Carmen Consoli mi stende col suo nuovo patetico devastante singolo matrimoniale.

Sono già a casa alle 3:40, incredibilmente vivo. Fuori.

E' passato un anno dalla Biella dell'anno scorso, dove a Musique Actuelle ho conosciuto per la prima volta la gente che sentivo via internet, Sigurtà, Fhievel e poi Manuele e Horiko. Un anno esatto.

Sono più vecchio di un anno, ma non conta. Ero già morto allora.

Grazie a tutti, comunque. Ne voglio ancora, ci voglio provare ancora.

Hue, 07.10.2003