Il minestrone proposto dagli Scum From The Sun è di quelli belli gustosi e nutrienti, capaci di contenere il meglio dei vari ingredienti che lo compongono: le vitamine del dub, le proteine dell'ambient più industriale e sintetico, le calorie dei suoni doom.
La musica contenuta in questo album dal bellissimo package metallico e circolare pubblicato dalla sempre prolifica Afe Records riesce a coinvolgere subito grazie a un suono ipnotico e ben amalgamato centrato sul suono del basso e su soluzioni elettroniche mai banali, notevoli anche nella dimensione live della band.
Mentre "La caduta prima del distacco" è una cavalcata ossessiva basata su un'architettura ruvida e dalle tinte fosche, scritta con inchiostro nero ma capace di lasciare spazio a una dinamica vitale e trascinante nella costruzione del brano, la successiva "Caput corvi" si adagia su sonorità vicine al post-rock psichedelico, intarsiando un tappeto di suoni soffici e soffusi dando forma a una culla dalla struttura tanto essenziale quanto precisa.
Con la successiva "Eris" gli Scum From The Sun abbandonano gli arpeggi del basso a favore di un flusso sonoro elettronico sintetico in continua mutazione, una deriva elettronica a cui segue l'oscura e rapida conclusione de "Il sorriso della regina bianca e il sonno del re rosso", una folata di note che riassumono quanto possibile delle intuizioni seminate nei brani precedenti.
Le quattro canzoni che compongono questo disco riescono quindi a formare un quadro completo dai molti colori, anche se tutti tendenti verso il grigio e il nero, un'opera in cui è un piacere perdersi nonostante un dilungarsi a volte eccessivo su determinate strutture non permetta di parlare di perfezione.
[Daniele Guasco] |