[reviews]
afe052cd |
kronic.it
[![]() webzine, italy, october 2003 |
Quando si legge la sigla Dark-Ambient si pensa subito ad un uomo senza volto che, chino su complicate ed aliene strumentazioni elettroniche, costruisce, crea, assembla e sputa foschi tessuti sonori che nel bene o nel male riescono a creare una dimensione parallela, un ponte di passaggio creato dallo stillicidio di suoni e atmosfere di non identificata provenienza. Parlando di True Color of Blood potremmo avanzare le stesse parole escludendo la fonte che lo differenzia notevolmente dal resto della ciurma della musica del sonno. Erik Kesner titolare unico del progetto per concepire "(Absence)" ha utilizzato uno strumento decisamente fuori contesto per le sonorità Dark-Ambient: la chitarra. Eppure lo strumento principe di ogni formazione Rock che si rispetti è qui mascherata, violentata e sfigurata. Ma il frutto di questi cambiamenti organici degni del miglior Cronenberg è così disarmante, spettrale e inquietante. Le corde della chitarra di Erik Kesner si allungano a dismisura per dar vita a qualcosa di ostico, poco accessibile ad un ascolto superficiale. Questa è musica da assaporare in ogni dettaglio, da apprezzare corpo a corpo, non semplice compagna di letture e nemmeno futile sottofondo di spente serate di periferia. Elemento che la porta in un contesto poco agibile, in una fredda cella minimale di cui solo alcuni prescelti hanno la chiave. Non Ens nella sua inesorabile lunghezza riesce a trapanarti il cranio e la title track "(Absence)" ti sbatte una luce accecante ed asettica lasciandoti in un limbo candido e senza vie duscita. Ma non mancano momenti eccessivamente dispersivi capaci di sviare lattenzione anche allascoltatore più allenato come in Close Your Eyes and It Appears. Nel complesso unoperazione coraggiosa del duo Eibon/Afe ed un plauso per il meritevole Mr. Kesner e la sua solitaria compagna a corde. E la fine del CD viene deliziata anche da un assolo pulito, una celestiale composizione che genera la presenza di unanima viva dopo momenti di assenza [Aldo Volpe] |