[galleries] Tagofest

Tago Mago Lounge Cafè, Marina di Massa (I), 02-03.07.2005

 

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Tagofest: pensierini da un Altrove musicale (e mentale)
di daH

Per due giorni starsene circondati da musicisti, vederli mangiare, bere, cambiarsi, morire dal caldo, entrare nel bagno pubblico con asciugamano in spalla.

Gli stand di venti etichette indipendenti tra le più importanti in Italia, una trentina di gruppi sul palco. Accampati nel cortiletto esterno del locale, con le tende vicino ai banchetti con CD e merchandise. Tutto sommato, non è cosa da tutti i giorni. Soprattutto nella mia città.

Difficile non rimanere straniati all'impatto con quell'atmosfera strana e, mentre passi, stralci di gente che parla di BigMuff, o concerti, o collaborazioni. Nessuno steccato tra chi suona e chi ascolta, qui; finito di suonare i musicisti sono pronti a diventare spettatori mentre, magari, il tipo che era stato finora in piedi vicino a te sorseggiando birra sale sul palco e imbraccia un basso.

Ho visto molte cose in questi due giorni: un sacco di concerti, gruppi interessanti. Ma soprattutto ho visto un modo di concepire la musica che sarebbe facile chiamare Nuovo ma che invece, stranamente, non lo è.

Che qualcuno muova le chiappe da tutta Italia per suonare gratis (viaggio pagato, e si dorme in tenda) in un piccolo locale di una piccola provincia solo ed esclusivamente perché lo attira l'idea di un festival indipendente davvero; che la possibilità di conoscere molti altri musicisti e, perchè no, dare il via a qualche collaborazione sia abbastanza per essere lì, disponibili a montare tutto e magari fare il soundcheck a quelli che suonano prima di te; che gente a suo modo affermata (Bruno Dorella, Xabier Iriondo, i R.U.N.I. ad esempio) stia al gioco e anzi traini il tutto.

Queste e altre sono cose che hanno dell'incredibile nel viziatissimo mondo del Rock (& affini). Ma a vedere bene sono le basi stesse del fare musica, anche se spesso si perdono di vista. Collaborare, condividere, comunicare e, soprattutto, suonare.

Non c'era l'Organizzazione: l'organizzazione erano loro. Come in un concerto tra gruppi esordienti, ragazzini. L'innocenza di pensare di poter creare un Altrove in musica, e non solo. Questo ho visto in questi due giorni, ed è stato bellissimo.

E quando poco fa tutto stava finendo, cullati dalla chitarra&voce di Bob Corn ('ultimo a esibirsi), non c'è niente di strano se tutti quanti abbiamo preso a scongiurarlo di continuare, "Ancora una, dai! Fanne 'n'altra!". Non c'era nessuna voglia di andare a casa, nessuna voglia di scoppiare questa bizzarra bolla di sapone venuta su chissà come. Ma era inevitabile.

Sono uscito dal locale, una buffa tristezza addosso. Il Tago Mago dista 5 minuti da casa mia. Ma la distanza che ho percorso davvero era infinita.

L'Altrove può anche distare 5 minuti da casa tua, ma il viaggio che fai per raggiungerlo, e per lasciarlo, è sempre infinito.

daH, 04.07.2005