[galleries] Musique Actuelle

Studio AAA, Biella (I), 05.10.2002

 

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Impressioni di Hue

Ecco il mio resoconto del concerto/rassegna "Musique Actuelle" di Biella, o meglio, del mio ultimo Sabato.
Non sono né un critico, né propriamente un musicista, quindi perdonate le imperfezioni, le mancanze e gli errori. Si tratta solo di come ho vissuto quella serata; come mia abitudine, parlerò forse più di esseri umani che di arte.

Quasi quasi, per colpa della febbre, saltava la nostra trasferta a Biella. L'ho aspettata con trepidazione per tutta la settimana (ebbene sì, a questo si riducono le mie pulsioni di questo periodo), e la notte prima mi ammalo e rischio di non andare. Alla fine me ne frego, e dopo una doccia per rendermi quantomeno presentabile esco per andare a prendere Amon/Andrea Marutti

Il viaggio passa in fretta, tra la Milano-Torino e la periferia di Biella che ci accoglie con una sequela sconfinata di concessionari, centri commerciali, benzinai, mobilifici, concessionari, centri commerciali... allucinante: penso se non viene voglia vivendo in posti così di fare musica elettronica...!

Quando siamo quasi arrivati diamo un altro colpo di telefono a Fhievel, che ci spiega l'ultimo tratto. Arriviamo al luogo convenuto: un cortile che dà sul capannone cui accediamo da una ripida scaletta.

Andrea, imbarazzato, mi dice "vai avanti tu", così salgo e chiedo ad un omone che fuma se sa dove posso trovare Luca Sigurtà

Ovviamente è lui.

Mi presento, un po' imbarazzato perché per farmi identificare sono costretto ad usare il nickname che uso su internet, così esordisco con "Sono Hue, quello del forum di Oltre il Suono". Anche Andrea si presenta, e Luca sembra felicissimo di vederci: già sono a mio agio.

Entriamo, ed uno dietro l'altro ci stringono la mano individui più o meno già sentiti nominare, tra cui il gentilissimo padrone di casa, tal Antonio dello Studio AAA (organizzatore dell'happening assieme a Eels For Fun/Sigurtà), col quale attacchiamo da subito a parlare di musica.

Sarà che veniamo da lontano, ma ci fanno sentire come degli ospiti d'onore. Presto arriva Fhievel, sorridentissimo e con una cassa in mano, poi faccio conoscenza con un mio omonimo, tal Matteo/MS, ed un losco individuo tutto piercing e buchi vari, Kristian/KZ19, che in seguito si rivelerà molto meno minaccioso di quanto il suo aspetto faccia presupporre. Oltre ai musicisti ci sono due videomaker, Davide alias Horiko e Manuele Cecconello, che lavorano rispettivamente con Fhievel e Sigurtà.

Anche solo per come sono questi individui dalla doppia identità anagrafico/artistica, non vedo l'ora di assistere alle varie performance.

Prima, però, si mangia e si beve tutti assieme e mi trovo davvero bene, cosa che raramente mi capita quando ci sono più di tre persone; sarà forse, vi dico, perché è gradevolmente strano per me stare ad un tavolo dove i commensali discutono di musica elettronica, cinema ed altre arti tra lo sperimentale e l'allucinante.

Comunque lo spezzatino era squisito.

 

MS live set

Arrivano le 9, comincio a stare davvero male, la quantità di vino e di grappa al peperoncino ingurgitate evidentemente non mi hanno abbassato la febbre.

Dopo parecchie discussioni si decide chi suonerà per primo, ossia Matteo, che con una groove-box, tastiera e mixer (perdonatemi se non so essere più preciso sulle strumentazioni, di cui mi intendo quanto un giardiniere) fa partire una cassa secca, pulita, talvolta un poco sbilenca e accompagnata a più o meno rarefatti suoni distorti. E' quella che chiamano electro, o, come scritto sul flyer, IDM (intelligent dance music).

Io non so quanto sia intelligente Matteo, di certo non pare stupido e mi piace come suona. Il poveretto è costretto in un angolo del capannone, al buio, senza luci, né stroboscopiche né al tungsteno, non ha amici o collaboratori coi quali proporre un video di accompagnamento alla sua musica minimale, ma fa il DJ al Fish di Torino da anni, ed è tranqullio, serio e concentrato, tra la sigaretta, le macchine, ed una tazzina da caffé che noi sappiamo essere invece piena (ancora per poco) di grappa al peperoncino.

Abituato ai miei ascolti dance/minimali di Gigolò Records e dintorni (DJ Hell, Fischerspooner, Milch, David Carretta, etc...) apprezzo parecchio ed agito (da seduto) la testa per tutta la mezz'ora in cui suona.

Purtroppo la platea non si lascia prendere, forse sarebbe stato più gratificante per MS suonare di fronte a discotecari impasticcati, perché purtroppo molti dei presenti restano immobili ma non silenziosi, e chiacchierano amabilmente di cultura, politica e calcio, lasciando la musica dov'é.

Come già detto, a me piace parecchio, i ritmi sono ben fatti, a volte c'è molto di già sentito, ma il genere è quello, MS è bravo a cacciar dentro suoni acuti, distorti e graffianti che creano un insieme nel complesso originale, al tempo stesso ballabile ed interessante da ascoltare.

A momenti di estrema rarefazione (solo cassa), se ne susseguono altri in cui il marasma di suoni è notevole e trasciante, ma mai troppo disordinato (niente breakbeats o cambi brutali).

La prossima volta però accendetegli qualche luce intorno!

 

Fhievel meets Horiko "Il silenzio appoggiato a un vetro"

Dopo di MS tocca a Fhievel, coadiuvato dal video del suo amico ed ex-collaboratore musicale Davide/Horiko. Il titolo della performance multimediale è il bellissimo "Il silenzio appoggiato a un vetro", ed a ripensarci oggi, è parecchio azzeccato.

Non solo perché mi vengono in mente metafore e riferimenti tra i suoni stridenti ed acuti di Luca ed il suono del vetro graffiato, né perché le immagini di Davide sembrano (anzi: sono) realizzate filmando il vetro dello schermo televisivo, quanto perché l'effetto dell'insieme è davvero in sintonia con il titolo.

Dico subito che quella che Luca fa e chiama 'non musica' non è il mio genere preferito, ma ascoltata in questo contesto, con attenzione, e soprattutto osservando gli sguardi dell'autore concentrato su monitor, manopole e cursori, c'è qualcosa che la rende attraente e che mi cattura.

Non si può dire lo stesso di alcuni presenti, che continuano con le loro chiacchiere, fino al punto in cui, ad una frase pronunciata ignobilmente ad un volume da comizio per strada, Luca alza gli occhi e - mi confesserà più tardi - viene colto dalla tentazione di lanciare dagli strumenti un larsen assordante.

Nella sua musica, in verità, all'inizio ci sono più silenzi che suoni, che sono disordinati, senza ritmo, prevalentemente acuti, taglienti, certamente particolari, se fossi più poetico direi che mi sembrano i pensieri di una macchina.

Contemporaneamente le immagini sfocate, astratte, confuse del video scorrono, indipendenti dalla musica (e questo me lo hanno raccontato gli autori), realizzate in luoghi e momenti diversi, senza reciproca influenza.

La cosa strabiliante è che immagini e suoni, in più momenti, sembrano invece procedere parallelamente, coordinarsi, ed a pensarci bene la cosa non è così assurda, dato che sembrano fatti in qualche modo per stare assieme (il video di Horiko e la musica di Fhievel, non Davide e Luca :-).

I loro tempi, i lievi movimenti che li contraddistingono, segni astratti nel tempo del suono o nello spazio/tempo dello schermo, si adattano gli uni agli altri, come due disordini in armonia. Sarò pazzo, ma ho percepito dell'armonia nella loro piccola arte.

Per quel che riguarda la musica di Fhievel, l'unico paragone che mi viene in mente è con Brian Lavelle, che non conosco a fondo ma solo in alcuni dei suoi lavori ho ascoltato frequenze o sonorità di questo tipo, e come in composizioni di quest'ultimo (ho in mente "I Can Glimpse Already"), ciò che più apprezzo è l'evoluzione delle strutture sonore.

Durante il concerto i suoni da un certo punto in poi si fanno più intensi, più continui, avvolgenti, e mi lascio catturare da essi, mentre la febbre raggiunge livello 38 ed anche le orecchie, dopo il naso, si tappano, privandomi di alcune frequenze.

Kzunonove "Nature umane induztriali"

Adesso tocca a Kzunonove, ossia Cristian - pardon! - Kryztian, che ama firmarsi così perché predilige le forme affilate e spigolose di Z e K a quelle più curve e dolci di S e C.

Visto anche il suo aspetto, mi attendo una musica devastante, cose mooolto noise, power electronics alla Whitehouse o Controlled Bleeding, ma a dire il vero c'è qualcosa nel suo modo di fare, nella sua voce bassa e calma, che mi fa invece pensare che forse la sua musica non sarà così terrificante.

Non mi sbaglio: l'amalgama di suoni è denso, pesante, piuttosto cupo, non rassicurante, e senza dubbio molto meno rarefatto dei due precedenti performer. KZ19 fa un uso intenso del panning, e le due casse lontane tra loro si scambiano frenetici tintinnii e percussioni ravvicinate e rotolanti, non banali ma che a volte forse superano quel sottile confine tra una cosa volutamente ossessiva ed una involontariamente monotona.

Alla musica si accompagna un video girato in vecchie fabbriche abbandonate delle periferie Biellesi, tanto squallide quanto affascianti. A differenza del video di Horiko, qui le immagini sono riconoscibili, anche se si fanno quasi surreali per via del senso di decadenza e morte che comunicano quelle macerie abbandonate. Comincio a pensare che il titolo "Nature umane induztriali" sia azzeccato anche qui, anche se proporrei un più radicale "nature dis-umane" o "non più umane".

Paradossalmente, sarà che ho deciso di ingurgitare l'aspirina che mi ero portato dietro e che sta cominciando a fare effetto, KZ19 mi rilassa, mi rilassa sul serio, con questa massa di suoni, tutti assieme, sovrapposti, rantoli industriali mai troppo distorti (quasi mai distorti, a dire il vero), e ritmi serrati meno secchi di quelli di MS.

Ad un certo punto abbasso lo sguardo, anche perché il video è finito e riparte da zero, e Kryztian, dietro il suo PC, non sembra fare molto più che far partire brani già precedentemente strutturati, e mi distendo definitivamente.

Mi sento quasi bene, questo tipo di musica (un po' Cold Meat Industry, per chi conosce il genere), mi ricorda parecchio i Leak ed altri ascolti industrial-ambient che hanno lo strano potere di portare in me una calma forse un po' cupa, rassegnata, ma pacifica.

Verso la fine sopraggiunge però un ritmo drum'n'bass sporco e frusciante che mi risveglia, mi fa di nuovo muovere; è il brano più accattivante tra quelli suonati da KZ19 questa sera, e sebbene stanchissimo mi trovo quasi costretto a muovere i piedi e la testa a ritmo. Ci voleva.

 

Luca Sigurtà / Manuele Cecconello "Terre / Ex-terre"

Siamo alla fine; tocca a Sigurtà, che è palesemente tesissimo.

La prima parte è la proiezione del video "Terre" di Cecconello, con i suoni di Luca; immagini sensuali, che compaiono a scatti, sembrano non volersi far riconoscere e sono cariche di potere evocativo. Suggeriscono ed in qualche maniera sottile seducono, fanno venir voglia di afferrare qualcosa che c'è e sembra volersi far toccare senza farsi vedere.

A questo breve filmato, segue "Ex-terre", una sorta di seconda parte, con immagini sempre a cura di Prospettiva Nevsky/Cecconello e suoni di Eels For Fun/Sigurtà.

La cosa che più mi colpisce è il volume bassissimo tenuto da Luca, a tratti al limite dell'udibile, così basso da spingere i presenti, finalmente, anche se a fatica, al silenzio quasi totale.

I suoni sono questa volta gentili, lievi, rumorosi quanto basta a renderli interessenti ma non fastidiosi, ed anche in questo caso si coordinano egregiamente col filmato, fatto di bianchi e neri girati in esterni un po' vuoti, dove alberi, strade e rotaie diventano i soggetti statici ma animati delle immagini.

La stanchezza però sta avendo la meglio su di me, chino la testa e chiudo gli occhi, dimentico il video e perfino la musica, che si è ridotta ad una sorta di fruscio sottile e soffice come un filo di ciniglia.

E' a questo punto che arriva, arriva qualcosa di nuovo in questa serata. Una melodia. Piccola, piccolissima, sembra passare di lì per caso, infatti si ferma, si guarda in giro, si spegne un po', va in reverse per un istante, poi riprende a muoversi, dura poco e lascia spazio, di nuovo, ad un fruscio, dei riverberi rimbalzanti, quando ecco che giunge una voce.

Quasi non ci credo: una voce, qui, adesso. E' dolcissima, malinconica, mi chiede "portami via di qua, portami dove il cielo non sia così".

Sarà per la mia indole malinconica, sarà perché amo i Cure, ma è come una piccola preghiera, una goccia d'acqua nella bocca di un assetato; lo ammetto, ne avevo bisogno, avevo bisogno di qualche goccia di melodia e di voce, e trovo che Luca abbia trovato con questo brano (che poi scoprirò essere "Videotape Machine" su "La sindrome di Stoccolma"), una maniera straordinaria di inserire due elementi così, in un contesto come questo, facendoli emergere, per pochi istanti, in mezzo a tutto, con splendido equilibrio.

Fine

Finisce anche questa performance, finisce il concerto, ma non ancora la serata, che vede commenti, strette di mano, sorrisi, saluti, spaccio di CD-R come fossero dosi di fumo, con tanti scambi e doni (tutti i musicisti presenti mi regalano almeno un loro CD, sebbene io mi offra di comprarli: prometto di inviare 'roba mia' al più presto).

Andrea, che su invito degli organizzatori ha portato mezza produzione della sua CD-R label Afe, si trova inchiodato per un po' al banchetto dei CD dove spettatori incuriositi vogliono sapere tutto sulla mitica scatola del Teddy Bear. I flier vanno a ruba, e qualcuno (pochi, ma pazienza) compra perfino qualcosa.

Sono ormai le due, tutti quanti hanno sbaraccato, restiamo io, Andrea, l'assonnato e davvero amabile padrone di casa ed un DJ del luogo, Teo, che si lamenta della propria vita e della gente di Biella.

Vorrei ascoltarlo, ma l'influenza mi ha prostrato e dovrò guidare per due ore e mezza per arrivare a casa, così ringraziamo Antonio e ce ne andiamo, avendo cura di non far casino perché pare ci sia una vecchina lì vicino che ha già minacciato più volte di chiamare i Carabinieri.

Sono stremato ma contento, erano secoli che non assistevo ad un concerto così interessante, piacevole e particolare, con l'opportunità di conoscere artisti di persona.

Non sarà stata la serata più bella della mia vita (chiuso in una casa di montagna con una ragazza è un'altra cosa, ma non pensiamoci), ma se tutti i miei sabati mi arricchissero sempre così tanto...

Matteo/Hue

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