Andrea Marutti interviewed by Post? [10/2005]

 

[Post?] Perché hai deciso di dare vita ad un’etichetta e soprattutto di far uscire delle cose così particolari nonostante abbiano un mercato piuttosto esiguo (non solo in Italia)? E come mai fai uscire dei CD-R (nonostante nel tuo caso specifico la qualità sia talmente alta che spesso sono più curati a livello grafico di molte uscite “stampate”).

[Andrea Marutti] All’inizio del 1995 decisi di autoprodurmi delle cassette con lo scopo di regalarle agli amici ed alle persone che sentivo particolarmente vicine in quel periodo. Qualcosa stava già nascendo senza che io me ne rendessi bene conto...Nei mesi successivi alcuni amici mi affidarono delle loro registrazioni affinché io provvedessi a compilarle su cassetta e realizzassi una veste grafica adatta ad accoglierle. A quel punto sentii forte l’esigenza di dare un nome a quello che stavo facendo. Scelsi Afe (acronimo di “Another Friendly Edition”) perché rispecchiava in pieno l’attitudine con cui mi ero avvicinato al mondo delle autoproduzioni. Oggi Afe si occupa di pubblicare piccole edizioni di musica elettronica a carattere prevalentemente sperimentale di diverso genere. L’unico criterio in base a cui il materiale viene scelto e pubblicato sono i miei gusti personali. Come giustamente noti, soprattutto in Italia, il “mercato” per questo tipo di produzioni non è certo enorme, io lo vedo come una specie di “nicchia nella nicchia”... Questo è uno dei motivi per cui ho scelto di realizzare quasi esclusivamente CD-R in poche centinaia di copie. Mi interessa molto relativamente guadagnare del denaro con questa attività, ma l’impegno necessario a portarla avanti non è indifferente e l’esperienza mi ha un po’ insegnato cosa muovermi per evitare un “suicidio commerciale”. Fino ad ora l’etichetta mi ha dato tante piccole soddisfazioni, mi spiacerebbe enormemente essere costretto a rinunciarvi. E’ poi estremamente piacevole leggere considerazioni come le tue: sono sempre stato convinto che l’ottima qualità di una proposta musicale vada supportata con un’altrettanto ottima veste grafica e confezione. Certo, alla fine è la musica quella che conta, ma come recita un vecchio adagio “anche l’occhio vuole la sua parte”. E’ anche divertente osservare le reazioni delle persone quando si accorgono di avere in mano un “semplice” CD-R invece di un CD stampato. Comunque, per evitare qualsiasi fraintendimento e/o delusione, ogni uscita Afe pubblicata in questo formato ha sempre riportato ben in vista all’esterno dell’artwork il logo CD-R.

[Post?]
Esiste una ragione in base alla quale differenzi le uscite da CD-R a CD stampato in fabbrica?

[Andrea Marutti]
Il catalogo Afe annovera ormai più di ottanta titoli, ma soltanto quattro sono usciti in formato CD, e soltanto uno di questi è stato pubblicato da Afe “in solitudine”, i tre rimanenti sono stati prodotti da altre etichette che mi hanno invitato in qualche modo a contribuire alla loro realizzazione con una “quota di partecipazione”. Mi trovo quindi costretto ad ammettere candidamente che non c’è una ragione/strategia per cui ho scelto quel formato piuttosto che il solito e “classico” CD-R semplicemente perché non c’è stata una scelta. Diverso il discorso per “Zehn Tage (Touka)” di Telepherique + Maurizio Bianchi, l’unico CD completamente prodotto da Afe fino a questo momento. In quel caso sono stati gli autori a chiedermi se sarebbe stato possibile pubblicare il disco in quel formato. Ci ho pensato un po’ e vista l’ottima qualità della musica e la storica importanza delle persone che l’hanno realizzata, ovviamente ho accettato di buon grado. Si è trattato però soltanto di una specie di esperimento, riuscito anche particolarmente bene devo dire. Non è infatti nelle mie intenzioni realizzare produzioni su larga scala, preferisco di gran lunga continuare a proporre quelle piccole edizioni in CD-R in cui Afe si è specializzata negli anni. Probabilmente ci sarà ancora più in là qualche CD marchiato “Afe”, ma si tratterà soltanto di eccezioni o di ulteriori esperimenti.

[Post?] Ed infatti in catalogo, a fianco di alcuni nomi più o meno noti dell’elettronica nazionale, non avevo potuto fare a meno di notare che c’è anche Maurizio Bianchi...

[Andrea Marutti] Sono entrato in contatto con Maurizio qualche anno fa grazie a Klaus dei Telepherique che gli aveva segnalato il mio sito. Abbiamo scambiato del materiale e siamo rimasti in contatto via e-mail, conoscendoci mano a mano che la conversazione proseguiva. Continuando anche il rapporto epistolare elettronico con Klaus, sono rimasto particolarmente colpito dalla loro stima reciproca e gli ho suggerito di provare ad unire le forze in un progetto collettivo. Da lì è nato proprio “Zehn Tage (Touka)”, il loro CD uscito su Afe lo scorso anno. Credo si sia trattato di un evento molto importante, è stata questa infatti la prima volta che Maurizio, nella sua lunga carriera di de-compositore, ha collaborato con altri musicisti. La gentilezza di Maurizio è encomiabile e traspare pienamente anche soltanto da poche righe visualizzate sullo schermo di un computer, ma è incontrandolo dal vivo per la prima volta che ho scoperto di avere di fronte una persona dotata di un umiltà straordinaria. Maurizio fa’ già parte della storia della musica, sono convintissimo che i libri un giorno annovereranno anche il suo nome, eppure il suo imbarazzo era uguale, se non superiore, al mio. Semplicemente grande, sono felicissimo di averlo incontrato!

[Post?]
Qual è il riscontro della Afe fuori dall’Italia?

[Andrea Marutti] Piuttosto buono direi. Paradossalmente, ma neanche poi tanto, è molto più semplice far girare dischi all’estero che non in Italia. Qui non c’è molta attenzione ed anche la curiosità latita parecchio. Ci sono diversi mail orders / etichette / distributori, sia in Europa che in USA, che distribuiscono materiale Afe. Lo scorso anno un grosso distributore americano mi ha proposto un “contratto” di distribuzione esclusiva. La cosa era piuttosto allettante, ma alla fine ho preferito continuare a far riferimento a tante piccole realtà sparse qua e là sul territorio. In Giappone ci sto arrivando piano piano, sempre attraverso piccoli negozi / distributori. Tempo fa ero stato contattato addirittura da uno dei responsabili di Rough Trade a Tokyo, un tipo veramente fuori di testa che non credo avesse ben chiara l’idea di cosa fosse Afe. Ci furono un po’ di problemi comunicazione ed alla fine non se ne fece niente.

[Post?]
Il problema principale per te quale era: il fatto di poterti ingrandire troppo o di poter perdere il controllo diretto su ciò che concerneva la tua etichetta?

[Andrea Marutti] Nel caso del distributore americano era proprio l’esclusività del rapporto a non attirarmi. Mi si chiedeva addirittura di evitare le vendite dirette attraverso il mio sito indirizzando gli acquirenti statunitensi al loro. Sicuramente avrebbe potuto essere un salto di qualità, ma perché privarmi del piacere di trattare direttamente con le persone, praticando sconti ai clienti più affezionati e prezzi “al chilo”? Con Rough Trade fu piuttosto divertente, il tipo si esprimeva in un inglese di gran lunga sotto i limiti della decenza, ma da quello che ero riuscito a decifrare pretendeva che gli spedissi tramite corriere una quintalata di dischi, senza darmi in cambio alcuna garanzia sul come e quando li avrebbe pagati... Gran personaggio! Comunque, tornando alla tua domanda, come ho già accennato in precedenza non ho alcuna intenzione di fare le cose “in grande”, va bene così.

[Post?]
Ed ora passiamo a te, so che hai una discografia personale molto corposa, puoi illustrarci in quali progetti sei coinvolto o sotto quali moniker si può trovare Andrea Marutti?

[Andrea Marutti]
I progetti musicali che mi vedono coinvolto sono numerosi e assai diversi tra loro. Questa caratteristica rispecchia i miei diversi interessi ed un po’ anche la mia famigerata MPD... OK, a parte gli scherzi, i miei due alias più conosciuti sono senza dubbio Amon e Never Known, due progetti di natura Ambient/Dark-Ambient che nel tempo si sono anche incrociati diverse volte. Sono sempre stato affascinato dalle grandi civiltà del passato e dall’archeologia spaziale. Quand’ero bambino mio fratello si comprava un sacco di libri di fanta-archeologia ed io praticamente li divoravo. La cosa che mi colpiva di più era l’ipotetica relazione tra lo sviluppo di queste civiltà e le visite compiute sulla Terra da abitanti di altri mondi. Un tema che ancora oggi mi è molto caro e mi ispira. Lips Vago, progetto completamente aperto a qualsiasi contaminazione stilistica, invece è sicuramente la creatura musicale che più mi somiglia. Si tratta di elettronica ritmata distante anni luce dalle mie produzioni Amon / Never Known, una bestiola dal cuore melodico e dallo spirito lieve in cui confluiscono gli stimoli che mi circondano quotidianamente: la bellezza delle donne, l’interesse per i computers, la visione di strani films e molto, molto altro... Il magico duo Wolkspurz & Ramirez invece è una specie di costola staccatasi volontariamente da Lips Vago lungo la strada. Dopo aver seguito per lungo tempo una ferrea dieta masticando le musiche più assurde, ha risputato fuori un elettronica spassosa a tutto tondo ricca di influenze derivanti dagli Anni Ottanta, l’Incredibly Strange Music, il Moog Sound e tante altre cosine di cui è bello non vergognarsi. Con Spiral ho sperimentato forme elettroniche più legate alla casualità, escursioni nel noise più assurdo ed atmosfere surreali. Questo è un progetto mutante, e per sua natura cambia spesso forma, rendendomi difficile aggiungere altre parole per descriverlo. Negli anni ho operato anche con diverse altre sigle, ma si è sempre trattato più o meno di creazioni estemporanee, non di progetti veri e propri. Da un po’ di tempo a questa parte mi sono proposto dal vivo con il mio nome di battesimo ed anche come The Afeman. Al momento, pur non avendo abbandonato nessuna delle creature menzionate sino a qui, sto raccogliendo idee e materiale per realizzare un disco a mio nome.

[Post?] Come hai iniziato ad ascoltare generi così particolari, sempre grazie a tuo fratello o il solito amico che ti presta “quel disco che ti cambia la vita”?

[Andrea Marutti]
No, stavolta mio fratello non c’entra praticamente nulla e neanche gli amici...Cominciando a frequentare i Centri Sociali milanesi all’inizio degli Anni ‘90 mi sono imbattuto nelle pubblicazioni del collettivo THX 1138 – Amen Prod. Fui colpito in particolar modo dal numero otto della fanzine “Amen” (una nota fanzine che più o meno ruotava attorno al giro dark/new wave milanese –ndr-), un numero intitolato “The Negative Communication Age” in cui si parlava di Musica Industriale, interattività, hackers, networking, etc. Per me erano tutte delle gran belle novità e mi ci appassionai immediatamente. Allegato alla fanzine, oltre ad un ormai desueto Floppy Disk da 5¼, c’era anche uno splendido doppio vinile trasparente con una copertina in parte realizzata a spray che includeva brani di: Etant Donnes, La Fura Dels Baus, Officine Schwartz, F.A.R., Das Synthetische Mischgewebe, Cranioclast, Tasaday S.Core e molti altri. Fu una specie di illuminazione, non avevo mai ascoltato musica del genere e ne restai particolarmente colpito. Cominciai a documentarmi e scoprii un sacco di produzioni interessanti, come per esempio il materiale di Cabaret Voltaire, Throbbing Gristle, Non, SPK, etc, pubblicato dalla Mute Records. Da lì poi arrivò tutto il resto.


[Post?]
So che nonostante la Afe sia un’etichetta con una sua fisionomia ben definita in realtà tu sei un ascoltatore a 360°: c’è del materiale italiano (questa web-zine si occupa proprio di quello) che ti è piaciuto negli ultimi anni (o dei live-situazioni performance-etc..)?


[Andrea Marutti]
Il primo nome che mi viene in mente è sicuramente quello di Bugo, credo si tratti di un fenomeno davvero unico nel panorama italiano. I suoi pezzi ti si attaccano addosso e non ti mollano più...Di primo acchitto i testi sembrano quasi non avere spessore, ma in realtà nascondono perle di saggezza popolare impagabili. Attendo da parecchio tempo l’esordio solista di Lele Battista, ex cantante dei La Sintesi. I loro due album mi sono piaciuti proprio tanto. Sul fronte femminile sono contento di vedere lanciatissime IOIOI e Madame P, al secolo Patrizia Oliva. Della prima è appena stato pubblicato l’esordio in CD da parte dei ragazzi dell’Ebria Records, un acquisto che mi sento di consigliare a scatola chiusa. Patrizia non ha ancora pubblicato un disco “ufficiale”, bensì delle autoproduzioni in edizione limitata, ma non credo che ci vorrà ancora molto perché qualche etichetta si faccia avanti per produrla. Anche i loro live sono molto interessanti, della serie “belle e brave!”, sperando con questa affermazione di non passare per uno della vecchia scuola... Restando alla dimensione live, recentemente mi è capitato di assistere a diversi concerti dei Ronin, davvero grandi e con un sound stupendamente romantico! Uno di questi si è tenuto all’inizio di Luglio in occasione del Tagofest a Marina di Massa, una meravigliosa kermesse a cui anch’io ho avuto il piacere di essere invitato come musicista e label-owner. I gruppi che ho apprezzato di più in questa circostanza sono stati: i tuoi Deep End (...e ti avevo già detto anche di quanto mi sia piaciuto il disco ben prima di cominciare questa intervista!!!), gli In My Room, anche se li ho ascoltati un po’ distrattamente smontando il mio set, i Calomito, stupenda bomba fusion pomeridiana, e i Pecksniff, seppure privi – a mio modesto giudizio – di una loro personalità. Tornando per un momento alla sperimentazione elettronica ed elettroacustica, area di riferimento principale per Afe, mi è piaciuto moltissimo il CD d’esordio dei Three Quarters Had Been Eliminated; so che sta per uscire del nuovo materiale e sono molto curioso di ascoltarlo. Anche i lavori solisti di Stefano Pilia, membro del gruppo, mi sono piaciuti un sacco. Nutro un profondo rispetto per gli ariccini Logoplasm che, seppur ultimamente si siano dedicati quasi esclusivamente all’attività concertistica, in passato hanno prodotto dischi di enorme spessore. Presto uscirà su Afe un loro lavoro di breve durata realizzato insieme ad Adriano Scerna dei Kar, altro nome di ottima caratura. Sarebbero molti altri i musicisti italiani operanti in questo campo che mi sentirei di citare, ma avendo pubblicato diversi loro lavori su Afe, ciò rischierebbe di diventare banale pubblicità, e nemmeno troppo occulta.


[Post?]
Ultimamente mi capita sempre più spesso di leggere, sentire o comprare musicisti “sperimentali” italiani che pubblicano per etichette di culto estere di cui alle volte qui non arriva quasi notizia. Una nuova stagione? Un piccolo tesoro sotto casa?...una spiegazione? Oppure mi accontento di un semplice commento.


[Andrea Marutti]
Di tesori sotto casa credo sia pieno il mondo ed i musicisti italiani non hanno certo nulla da invidiare a quelli esteri sotto il profilo qualitativo. La loro/nostra “invidia” casomai potrebbe essere rivolta verso quella maggiore curiosità, cultura ed interesse per la sperimentazione che paiono non appartenerci più di tanto. Ci sono un sacco di ottime etichette all’estero, mi sembra del tutto normale che dischi di musicisti italiani vengano pubblicati fuori dai nostri confini.

 

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