[reviews] afe085lcd
dronæment: ezoterick muzick

 
blow up []
magazine, italy, july 2006

La Afe di Andrea Marutti tira fuori dal cappello tre importanti uscite, assai diversificate ed ognuna con la propria singolarità.

Dronæment è l'alias del tedesco Marcus Obst, di cui Afe aveva già ristampato suoi vecchi nastri col titolo "Allein... Unter Menschen" che personalmente me l'aveva fatto scoprire, e fu una bella rivelazione, al punto che il nostro va annoverato senz'altro tra i dronemaster degli ultimi anni. "Ezoterick Muzick" ne è conferma, nel suo tentativo di ricreare un'ambient music quieta e meditativa a partire da lunghi ascolti ed incursioni nella musica tradizionale Indiana. Ma se in tracce come "Ganga" e "Yamuna" dove fa capolino anche un sitar in mezzo ad altri samples, la cosa pare davvero tangibile, altrove, nella lunga "Mathura" per esempio, immersione droning di field recordings, quasi un classico per Dronæment, oppure nelle tre parti della title track, il suono si fa più denso ed a tratti oscuro. E appare persino lontanto da quell'ambient esoterica che il titolo lascia immaginare. (7)

"Awakensong" di Steve Brand è invece un classico disco di quella tribal-ritual ambient che credevamo scomparsa. Un lavoro artigianale ed accurato insieme, dove il musicista si cimenta con tastiere, voce, gongs, percussioni etniche e Shakuhachi. Ed è proprio con quest'ultimo strumento che fa bella mostra di se in "Song For the Moon", tra riverberi e suoni naturali, cui fa da contraltare una "Song For the Sun", puro distillato ambient. Nell'insieme una discreta mistura, non troppo originale ma efficace, di umori acustici ed elettronici. (6/7)

Ma il gioiello del lotto appartiene al canadese Aidan Baker, che utilizza una semplice chitarra acustica e le sue infinite possibilità, come sorgente primaria. Sue incisisioni appaiono anche su S'Agita Recordings, Mystery Sea, Drone Records e Die Stadt tra le altre. Questo è il suo prmo disco per Afe. "Dog Fox Gone to Ground" è suddiviso in cinque tracce senza titolo che paiono scivolare l'una sull'altra, ogni volta aggiungendo o togliendo dettagli e particolari, effetti e loop, noises e distorsioni, che raggiungono alti livelli evocativi negli ultimi due movimenti, non a caso i più lunghi e dilatati del disco. Tra reiterazioni minimali, drones di clangori di corde sfiorate o graffiate con l'archetto, Aidan Baker costruisce un'opera sperimentale e sentimentale insieme. (8)

[Gino Dal Soler]

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