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bad sector: retrovirus

 
drive magazine []
webzine, italy, october 2002

Bad Sector è il nome d’arte di uno studioso di informatica di Pisa che è anche musicista (sarà giusto questo termine?) e ha pubblicato già molti CD: non è da confondere, dunque, con Red Sector A, altro sperimentatore. Ha anche fatto un sacco di spettacoli e la sua musica è una destinazione irraggiungibile, proiettata verso chissà quali cosmi, o zone della mente ancora inesplorate.

"Retrovirus" è una compilation di ponti che erano eseguiti dal vivo per allacciare le tracks. "Gtac" è un cacophonico gioco di voci che si inseguono; "Biosphere" è puro futuro, un giorno nel mondo di Blade Runner, passeggiate sotto cieli colmi di immagini olofoniche di jingle pubblicitari, freddezza del clima e violenti neons.

"Scatter", invece, è ipnotica e potrebbe essere il viaggio anomalo di una cometa che incontra ostacoli o riti di passaggio in un’altra dimensione. Una musica alternativa che sa essere varia e che anche dal vivo affascina. "Infection" poteva far parte benissimo della soundtrack di Dune, quando i vermi invadono le sabbie di Arrakis, anche se il verme che descrive Bad Sector è quello della morte.

I suoni e le voci in qualche modo mi hanno ricordato il mitico gruppo dei Magma, un parallelo forse non proprio accostabile, ma mai così lontano. Non c’è un amore per la musica dai canoni classici, ma una paranoica ricerca verso gli esperimenti che la musica può produrre. Un banco di regia dove strani alambicchi elettronici regnano.

Un lavoro che è in grado di suggestionare l’ascoltatore in mille modi. Fantasia da una parte, realtà dall’altra. Due mondi lontani che s’intersecano. Un cyberfreak?

[Lino Terlati]

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