[andrea marutti, discography]
hall of mirrors: reflections on black



 

Artist: Hall of Mirrors
Title: Reflections on Black
Label: Silentes [sme0713]
Format: CD
Tracks: 4
Playing time: 53:44
Release date: July 2007
File under: Experimental / Dark Ambient

Track List:

1.  Entrance  15:01

2.  Descent  16:56

3.  Transmutation  13:21

4.  Recovery  8:24

 

Hall of Mirrors is an experimental music project founded by Andrea Marutti and Giuseppe Verticchio (Nimh) in 2005.

Hall of Mirrors utilizes different collaborators on each work, guests on "Reflections on Black" were Giulio Biaggi (Nefelheim) and Daniela Gherardi.

"Reflections on Black" was composed, performed and recorded between June 2005 and January 2006 in Milan, Rome and Casaline (AQ), Italy.

"Registrato nell'estate 2005, anche con la partecipazione di Nefelheim e Daniela Gherardi, "Reflections on Black" è l'opera prima del nuovo progetto musicale "Hall of Mirrors", dietro il quale si celano le menti, le mani e gli strumenti di Andrea Marutti e Giuseppe Verticchio (Nimh).

Realizzato lavorando fianco a fianco agli strumenti per molti giorni, utilizzando una vasta gamma di sintetizzatori e apparecchiature elettroniche, sequencers, nastri, registrazioni ambientali, chitarra elettrica, effetti, in abbinamento ad un sofisticato lavoro di trattamento delle sorgenti sonore, ad un complesso lavoro di composizione e stratificazione delle parti, nonchè ad un millimetrico lavoro di editing/montaggio/missaggio, con "Reflections on Black" Amon e Nimh mettono a segno un imperdibile album di musica di matrice fondamentalmente oscura, ma impreziosita da originali elementi elettronico-sperimentali, e da alcuni più tenui e "lirici" inserti di chitarra arpeggiata.
"*

*Description taken from the original press-release.



"Credo che sia la prima volta che su Sodapop venga recensito un lavoro di Andrea Marutti e/o di Giuseppe Verticchio, visto che non si tratta proprio di due sbarbatelli alle prime armi, direi che se già non li conosceste con i loro nomi di battesimo si tratta di gente anche nota come Nimh, Amon, Never Known. Per quanto la collaborazione Amon/Nimh sia ancora fresca di stampa, esce a ruota quest’altro progetto intitolato Hall Of Mirrors e che vede nuovamente all'opera il "dinamico duo" anche se in "abito" diverso. Differentemente da quanto ci si possa aspettare questo disco è molto diverso da "Sator", non per nulla invece di usare i singoli moniker i due danno un nome vero e proprio al progetto. Dove il primo era più duro e monumentale, "Reflection On black" è più dilatato ed a tratti persino melodico. Credo che più che parlare di dark ambient dovremmo parlare di musica ambientale con venature dark visto che anche se con le dovute differenze possa comunque essere inserito in un contesto più tipicamente ambient (anche se fino ad un certo punto). Un disco per nulla roccioso ma da superamento della "twilight zone" anche i titoli sono stringati perché c'è poco da interpretare: i suoni, i delay, gli echi in dissolvenza e le melodie sono fin troppo esplicite. Ma proprio i titoli tutto sommato possono rappresentare un buon appiglio per cercare di capire di che tipo di disco si tratti, infatti se l'apertura, cupa fin quanto volete, è ancora melodica, con Descent i rumori si fanno più distanti e monta un'atmosfera degna del migliore Carpenter, però niente incubi, la melodia ritorna anche in questo caso, ma non prima dello scorrere di alcuni minuti. Ribadisco non si tratta di un disco che può essere ascoltato da tutti, nonostante si distanzi dall'essere estremo come la precedente collaborazione (non per nulla forse esce su Silentes invece che su Eibon), le melodie ci sono e quando vengono fatte entrare non passano decisamente in secondo piano, ma sicuramente si tratta di melodie cupe. L'apertura alla luce ritorna con le due tracce conclusive in cui Verticchio e Marutti si lasciano andare alla loro naturale propensione per la musica ambientale ma non senza qualche intervento particolare in "Transmutation" (che per i miei gusti è anche la traccia meglio riuscita del disco) e nella malinconica "Recovery". Direi che oltre a trattarsi di un lavoro molto distante da Nimh/Amon, l'esordio di Hall Of Mirrors sia molto più virato verso la forma di colonna sonora, tanto che potrei quasi azzardare che si tratti di musica per documentari."
Andrea Ferraris, Sodapop, August 2007


"After the mammoth Amon/Nimh CD on Eibon, Andrea Marutti and Giuseppe Verticchio are back with a collaborative project, which will feature different guests with every release (this time, they are Giulio Baggi/Nefelheim at synths and guitar and Daniela Gherardi at synth and voice). Since it's impossible not to use "Sator" as a reference, I'll start by saying that "Reflections on Black" obviously shares most of its characteristics, but is also looser, more varied and at times unpredictable. There's a feel of jamming that in the above mentioned work was hidden by the monolithic construction of the pieces. In "Entrance", the deep cavernous drones, dotted by electric bursts, give way to a half-buried string plucking, introducing a more melancholic passage, eventually overshadowed by a brooding distorted wall. "Descent" begins with suffocating wind gusts, but a layering of frequencies, upbeat rhythms and higher tones slowly changes the atmosphere from oppressive to cosmic, leading to a second part occupied by a liquid drone. "Transmutation" and "Recovery" stray even further from plain dark ambient territories, the former featuring warm waves of synths and guitar feedback, the latter with Verticchio lingering on depressive guitar picking, accompanied by some weird crackling noises (treated vocals, maybe?)."
Eugenio Maggi, Chain D.L.K., October 2007



"In Hall of Mirrors confluiscono le forze di Andrea Marutti (Amon) e Giuseppe Verticchio (Nimh), in questo caso affiancati da Giulio Biaggi (Nefelheim) e Daniela Gherardi. "Reflections On Black" ha fascino discreto col suo piglio marcatamente meditativo, e nell'iniziale "Entrance" il nero del titolo dell'album suggerisce più pur lacerate visioni modellate dalla nostra psiche in immote notti imperturbabili ed insonni che incombenti oscurità che ci minacciano togliendoci oltre al sonno anche il respiro. Nella prima metà di "Descent" invece, dietro una minimale traccia melodica in superficie, si scatenano inesauste bufere e veleni metallici che lasciano emergere una più ruvida matrice industriale destinata a diradarsi nell'impalpabilità, con una sostanziale quiete che si espande altresì sui due episodi successivi, "Transmutation", che segue il percorso inverso increspandosi nel tragitto, e "Recovery", in cui piuttosto sorprendentemente la chitarra si erge sul resto e si concede apertamente ad un'emotività palesata come fragile."
Paolo Bertoni, Blow Up, November 2007



"Se il progetto Amon/Nimh viveva di sangue e terra lanciate alla ricerca dell'indefinibile attraverso il CD 'Sator', la nuova forma artistica del duo Giuseppe Verticchio/Andrea Marutti assume sembianze meno misteriche e relativistiche per addentrarsi nell'oscurità e scrutarne il senso. Così, lo sprofondare di 'Sator' nelle viscere della creazione lascia il posto alla tentazione di dare un nome alle tenebre non per carpirne i segreti, ma per chiamarla letteralmente per nome. Una riflessione in confidenza con un interlocutore ostico, secolarmente prodigo di mutismo e così divertito dal celare un immaginario perlopiù inesistente ma tremendamente rilevante. Questo è a mio avviso lo scopo di 'Reflections On Black', nuovo lavoro che esce a distanza di poco tempo dal precedente connubio artistico. E' il tentativo di dare parola ad un concetto privo di materia, senza corpo, ma in grado di condizionare la vita pur non esistendo. L'oscurità è prima di tutto una proiezione di noi stessi dentro cui raffiguriamo tutte le paure, la stanchezza di esistere e, soprattutto, diversamente, un luogo dove rifugiarsi, curarsi, lontano dalle insidie della modernità. Ed i quattro movimenti presenti nel disco la stratificano, la sezionano fino a farla diventare un unicum filosofico finale che non pretende di dare né cerca risposte, solo essere compreso. La strumentazione è tipica del genere, via di synth, montaggio audio, effetti, tapes etc. con una inaspettata, malinconica chiusura, "Recovery", affidata principalmente alla chitarra elettrica: forse il momento meno ispirato - comunque penetrante - a causa di un ripetersi perpetuo di arpeggi che alla lunga non scuote come nei precedenti movimenti, quelle mete obbligate così intense e tattili. Come sentirsele addosso, come se cercassero di entrarti sotto pelle, farti sentire l'oscurità in tutta la sua dimensione mentre dispensa velate ma percettibili melodie che si struggono da sole all'inverosimile. Non un lamento, ma un canto. Non disperato: consapevole della sua essenza. Gli Hall Of Mirrors tracciano le condizioni per arrivare ad un Nirvana a rovescio dove l'illuminazione non la si raggiunge distaccandosi dalle cose del mondo terreno, ma introiettandosele. Perché il buio aiuta a vedere le cose come realmente sono. Il peso specifico dell'oscurità."
Andrea "Emo" Punzo, Hardsounds, December 2007



"Quando ebbi occasione di recensire l’ottimo "Sator" ad opera all'incirca degli stessi autori (ma accreditato a nome Amon / Nimh), lodai il lavoro fatto dai due autori (che peraltro sono cari amici miei, lo ripeto a scanso di accuse di parzialità, del tutto lecite). Ebbene ora, a due colpevoli mesi di distanza da tale recensione, mi pento di quanto ho scritto. Certamente avrei valutato con più severità il pur ottimo (sempre nel suo genere) lavoro su Eibon, se avessi avuto modo di sentire questo più pulito, meno cupo e più variegato disco. Forse la presenza aggiuntiva di Giulio "Nefelheim" Biaggi (nonché della Gherardi, però già presente in "Sator") potrebbe aver influito nello smussare alcune asperità dei compari, e facendo guadagnare sul lato della melodia. Fatto sta che "Reflections On Black", pur essendo per natura del genere molto cupo e di difficile ascolto, si sviluppa in modo molto gradevole, forse avvicinandosi ai dischi solisti di Andrea Marutti come Never Known, e (dopo un transito in territori quasi noise) chiudendosi splendidamente sulle note sognanti della chitarra di Verticchio. Forse un disco dark ambient che potrebbe piacere anche ai non amanti del genere che volessero azzardarsi a conoscerlo."
Matteo Uggeri, Sound and Silence, December 2007

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